martedì 24 agosto 2010

Marchionne, di origini abruzzesi, emulo di tal Jacopo Bozza? Certo è che continua l'opera di sfruttamento degli operai meridionali iniziata dai piemontesi dopo l'Unità d'Italia

Il testo dell'accordo siglato fra la FIAT e alcuni sindacati, confermato dal parere favorevole espresso dalla maggioranza degli operai di Pomigliano d'Arco con il referendum, prevede indubbiamente un peggioramento delle condizioni di lavoro degli addetti, oltre ad una limitazione del diritto di sciopero.
Il maggior punto d’attrito fra Fiat e FIOM (il sindacato che si è rifiutato di firmare l'accordo) è, probabilmente,sulle limitazioni al diritto di sciopero, che prevede in alcuni casi la punibilità per gli scioperanti. I ritmi di lavoro previsti dalla nuova modalità di produzione sono considerati asfissianti, destruenti e capaci di demolire fisicamente gli operai addetti alla produzione della nuova Panda. In pratica gli operai dovranno lavorare di più, in condizioni peggiori e guadagnare di meno.
Per gli operai meridionali non è una novità purtroppo. Già qualche anno dopo l'unificazione forzata dell'Italia, gli operai napoletani cominciarono a capire,infatti, quali sarebbe stato il prezzo che loro avrebbero dovuto pagare per la conquista del sud da parte dei piemontesi. Marchionne, oggi, pur di togliersi dai piedi, tre operai che, evidentemente, non sono disposti a farseli mettere sulla testa tanto facilmente, offre di pagarli ugualmente purché se ne stiano a casa? Marchionne è solo l'ultimo dei tanti meridionali, per nascita o origini, che si sono venduti ai piemontesi. Forse in cuor suo rimpiangerà di non poter fare come tal Jacopo Bozza, nel 1863.

Si legge nella cronaca del giornale “Il Popolo d’Italia“ del 7 agosto 1863, giornale filogovernativo dell'epoca: "Il fatto dolorosissimo avvenuto nell’officina di Pietrarsa, nelle vicinanze di Portici, ha prodotto su tutti indistintamente la più funesta e penosa impressione. Coll’animo affranto e commossi profondamente ne diamo qui appresso i particolari, che possiamo ritenere esatti. Un tal Jacopo Bozza, uomo di dubbia fama, ex impiegato del Borbone, già proprietario e direttore del giornale “ La Patria”, vendutosi anima e corpo all’attuale governo (Angelucci, Bonanni ne sapete qualcosa?) , aveva avuto in compenso da questo governo moralizzatore la concessione di Pietrarsa. Costui, divenuto direttore di questo ricco opificio, che è il più bello e il più grande d’Italia, avea per lurido spirito d’avarizia accresciuto agli operai un’ora di lavoro al giorno, cioè undici ore da dieci che erano prima; ad altri licenziamento, comunque nel contratto d’appalto c’era l’obbligo di conservare tutti ... Gli operai così detta battimazza, che avevan prima 32 grana di paga al giorno eran stati ridotti a 30 grana; e questi, dopo aver invano reclamato su tale torto, ieri annunziarono al Bozza ahìessi erano decisi piuttosto ad andar via anzichè tollerare la ingiustizia, però domandarongli il certificato di ben servito. Pare che il Bozza non solo abbia negato il certificato, ma abbia risposto con un certo Ordine del giorno ingiurioso à poveri operai. Allora ci fu che uno di questi suonò una campana dell'opificio, verso le 3 p. m., ed a tale segnale tutti gli operai, in numero di seicento e più, lasciarono di lavorare ammutinandosi, e raccoltisi insieme gridarono abbasso Bozza ed altre simili parole di sdegno. Il Bozza, impaurito a tale scoppio si die alla fuga; fuggendo precipitosamente, cadde tre volte di seguito per terra; indi si recò personalmente, o mandò un suo fido, com'altri dice, a chiamare i bersaglieri che erano di guarnigione in Portici, perché accorressero a ristabilire l'ordine in Pietrarsa, non sappiamo in che modo nar­rando l'avvenimento al comandante. E così accorse un maggiore con una compagnia di bersaglieri. Nel frattempo un capitano piemontese, addetto a dirigere i lavori dell'opificio, uomo onesto e amato dagli operai, mantenne questi in quiete, aspettando che arrivasse qual­che autorità di Pubblica Sicurezza o la Guardia Nazionale per esporre le loro ragioni. Ma ecco che invece giunsero i bersaglieri con le baionette in canna: gli operai stessi che erano tutti inermi aprirono il cancello, ed i soldati con impeto inqualificabile si slan­ciarono su di essi sparando i fucili e tirando colpi di baionetta alla cieca, trattandoli da briganti e non da cittadini italiani, qual erano quegli infelici! Il capitano che dirigeva i lavori, e del quale abbiamo accennato più sopra, si fece innanzi con kepi in-mano, e gridando a nome del Re fece cessare l'ira della soldatesca. Tralasciamo i commenti su questo orribile fatto. Fu una scena di sangue, che amareggerà l'anima di ogni italiano, che farà me­ravigliare gli stranieri e gioire i nemici interni. Cinque operai rimasero morti sul terreno, per quanto si asse­risce: altri che gettaronsi a mare, cercando di salvarsi a nuoto, ebbero delle fucilate nell'acqua, e due restarono cadaveri. I feriti sono in tutto circa venti: sette feriti gravemente furono traspor­tati all'Ospedale dè Pellegrini, altri andarono nelle proprie case.”

PS
Per chi non lo sapesse, a Petrarsa avevano sede le officine da cui uscì il primo treno che circolò sulla penisola d'Italia. Prima che arrivasero i piemontesi erano occupati oltre 1000 operai, erano uno dei più grandi opifici d'Europa. Ci andavano da tutta Europa per copiarlo, i Russi lo rifecero identico dalle loro parti. Qualche anno dopo i fatti che qui si narrano, lo stabilimento fu smantellato, per favorire l'Ansaldo di Genova, che all'epoca occupava solo 480 operai

3 commenti:

  1. il fallimento delle rivoluzioni socialiste
    ha aperto un'autostrada al capitalismo piu'
    reazionario gia'cialtrone e venale da sempre.
    l'unica soluzione e'la scelta individuale e
    dunque "PROLETARI DI TUTTO IL MONDO.....ARRANGIATEVI!!!!!!
    Carlo Marzo

    RispondiElimina
  2. Marchionne dovrebbe lavorare alla catena di montaggio per sei mesi otto ore al giorno
    con la paga di 1500 € al mese ,moglie e due bambini e suoceri vecchi e bisognosi a carico,
    poi di nuovo Dirigente FIAT ,forse gli si aprirebbe un poco il cervello piu' che aver frequentato un corso universitario.
    "bevi lo scibile tomo per tomo
    sarai chiarissimo senza mai essere uomo"
    GIUSEPPE GIUSTI, POETA

    RispondiElimina
  3. Che tristezza, sono passati pochi anni, ma tra le bufale neoborboniche e le lagne dei neocomunisti, gli italiani oggi non trovano neppure il lavoro.
    Vincenzo Peri

    P.S.: troppi neo !!

    RispondiElimina