mercoledì 28 dicembre 2016

A Lonigo c’è un aumento dei casi di cancro al testicolo, la Regione dice. E contraddice se stessa


Uno studio recente del SER (Sistema Epidemiologico Regionale) del Veneto ha osservato un eccesso statisticamente significativo dei casi di tumore al testicolo nel comune di Lonigo (VI). Lonigo è il  il solo fra i 21 comuni della cosiddetta zona rossa, cioè la zona più contaminata da PFAS, ha presentare un rapporto standardizzato di orchiectomia (SOR) quasi raddoppiato rispetto al riferimento regionale cioè 1,84. Cosa significa?
Significa che considerando gli uomini di età compresa fra 15 e 54 anni, negli anni 1997-2014, i maschi hanno avuto superiore dell’84% di essere sottoposti a asportazione chirurgica del testicolo (orchiectomia) per cancro. 

Lo dice lo studio ufficiale del Sistema Epidemiologico Regionale ( SER) del Veneto a pag 12 dello studio che potete scaricare da questo link. L’autore dello studio, come al solito, elenca i fattori di rischio per questo tipo di tumore, pagina 13 del documento e si premura di ricordare, sottolineando in grassetto che “allo stato delle conoscenze, i limiti informativi (ad es. mancanza del dato di esposizione individuale, mancanza del controllo dei confondenti) e metodologici (ad es. mancanza della verifica del nesso temporale) di questo approccio meramente esplorativo non consentono in alcun modo di attribuire all’esposizione a PFAS l’eccesso di resezioni del testicolo per tumore rilevato nel Comune di Lonigo. Sono necessarie ulteriori ricerche”.
Pur concordando con le conclusioni del caro amico dottor Saugo (ma è risaputo che studi di questo tipo non consentono di trarre “inferenze eziologiche” cioè di stabilire o negare la causa di una determinata malattia), non posso non reiterare a nome di ISDE  la richiesta di sospendere immediatamente l’erogazione di acqua potabile o destinata al consumo umano nei comuni della zona rossa. Richiesta che è stata avanzata più volte da ISDE nazionale, non dal solo sottoscritto, alla Regione e ai sindaci, rimanendo purtroppo inascoaltata.
Questo in applicazione del principio di precauzione, in quanto non è etico trattare i cittadini esposti alle alte concentrazioni di PFAS  come cavie e continuare a fornirgli acqua contaminata da interferenti endocrini, in attesa che si arrivi a identificare correttamente la causa.
Infatti anche se non è un discorso scientificamente inoppugnabile , credo che a questo punto rimangano pochi dubbi sulla pericolosità dei PFAS e sulla cancerogenicità del PFOA.
Infatti:
1)   gli studi sulla popolazione contaminata dalla Dupont avevano aumentato un aumento (da due a tre volte) del rischio di cancro al testicolo e al rene nelle persone più contaminate . Anche a Lonigo il rischio di cancro al testicolo è quasi raddoppiato.
2)   A Lonigo è stata riscontrata la massima concentrazione media di PFOA nel sangue dei soggetti esaminati con il biomonitoraggio (vedi grafico a pagina 8 del documento già citato). Quindi a Lonigo è probabile che ci sia il massimo rischio di contrarre un cancro al testicolo o al rene da parte dei soggetti più esposti, analogamente a quanto osservato negli USA.
3)    A Lonigo è stata riscontrata una tra le concentrazioni più alta di PFOA  nell’acqua potabile nel 2013.
A questo punto mi chiedo come si possa ragionevolmente escludere e negare che il PFOA contenuto nell’acqua potabile di Lonigo (e probabilmente nella catena alimentare dei prodotti locali) non possa essere la causa dell’incremento del rischio di cancro al testicolo.
E invito ancora una volta, per il loro bene, le popolazioni dei comuni contaminati a non bere l’acqua del sindaco.
E invito anche le varie istituzioni regionali a chiarirsi le idee. Poiché lo studio del SER si estende per 17 anni, conferma che lo studio del registro tumori del Veneto che si ferma a soli 4 anni, e non ha evidenziato un aumento del rischio di tumori al testicolo, non è scientificamente affidabile, come già detto qui

1 commento:

  1. Spett.le dr. Cordiano

    capisco che Le faccia comodo arruolare arbitrariamente tra i suoi amici o tra i suoi nemici coloro che Lei ritiene volta per volta utili ai suoi fini di attivista.
    http://enzucciu.blogspot.it/2016/12/lo-stato-del-vermont-fissa-20-ngl-la.html#comment-form


    Nella nota che ho mandato non a Lei ma in Regione e che la Regione ha tempestivamente messo in rete ho richiesto formalmente un secondo parere, dal momento che le osservazioni riportate nel documento - pure importanti - non possono secondo il mio giudizio professionale essere ritenute in alcun modo conclusive.

    Il tema è: "quali ricerche epidemiologiche bisogna fare?" e so che la Regione Veneto si sia già attivata anche in merito presso l'Istituto Superiore di Sanità. Per parte mia, ho piena fiducia nei tecnici e nelle Istituzioni.

    Se Lei vuole invece trarre delle conclusioni, lo fa di propria iniziativa e sotto la propria personale responsabilità.

    Mario Saugo

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