lunedì 22 luglio 2013

Le sostanze perfluoroalchiliche sono cancerogene in America ma in Veneto sono innocue


Nessun pericolo per la popolazione del vicentino che dovesse bere l'acqua potabile che ha presentato valori anomali di alcune sostanze.
È questa la rassicurante conclusione che le istituzioni (1) hanno fatto prontamente trapelare su tutti gli organi di stampa locali, e diffuso ai quattro venti con ogni strumento mediatico commentando i risultati dei campionamenti che hanno rivelato la presenza in concentrazioni altissime, anche di centinaia di volte superiori a quelle stabilite dalla normativa di alcuni paesi europei e negli USA,  di sostanze perfluoro-alchiliche nelle acque superficiali di in una trentina di comuni veneti. Il tranquillizzante messaggio che, com’è d’uopo in simili occasioni, è stato immediatamente divulgato all’unisono dai responsabili della salute dei cittadini, riguarda una vicenda che è stata definita quasi surreale in quanto circondata da molti contorni poco chiari (2) .

Cosa sono le sostanze perfluoalchiliche?

Le sostanze perfluoalchiliche (PFAA) sono un numeroso gruppo di sostanze contenenti carbonio e fluoro, note con altri vari nomi (sostanze chimiche perfluorate), le più note delle quali sono l'acidoperfluoroottanoico (PFOA) e l'acido perfluoottano sulfonato (PFOS).

Come si legge nel comunicato emesso dall'ISS il 10 giugno 2013 le PFAA (3) “sono composti dotati di elevata persistenza nell’ambiente e di capacità di bioaccumulo. Tra le possibili e diverse vie di assorbimento da parte dell’organismo umano la via orale tramite consumo di acqua potabile di alimenti è la più significativa per la popolazione generale.”

Le PFAA sono state utilizzate per decine di anni in numerosi processi produttivi in quanto conferiscono alle superfici trattate proprietà di oleorepellenza e idrorepellenza, cioè le rendono impermeabili all'acqua, alle sostanze oleose, allo sporco.
Il PFOA è stato usato come rivestimento impermeabilizzante per tessuti, pellame, carta oleata; entra nella costituzione della cera per pavimenti e nei ritardanti di fiamma contenuti nelle schiume presenti sia in alcuni materassi che nei sedili delle auto.

Veniva inoltre usato come schiuma negli estintori,  per l'impermeabilizzazione dell'abbigliamento sportivo (nomex, gore-tex). Il suo utilizzo più noto è, probabilmente, come rivestimento antiaderente per padelle e pentolame, in quanto componente del Teflon, un prodotto definito “miracoloso” dalla stessa suo istituzionale produttrice, l'americana DuPont che, sul suo sito istituzionale in lingua inglese (4), confessa che, dal momento in cui la molecola è stata brevettata, nel 1938, è entrata a far parte di un numero così grande di prodotti che loro stessi non sanno quanti siano gli oggetti che la contengono.

Il PFOA e gli altri PFAA sono pericolosi per la salute umana?


Il PFOA e gli altri PFAA sono considerati interferenti o distruttori endocrini. Un distruttore endocrino è definibile come una sostanza esogena che interferisce con la sintesi, la secrezione, il trasporto, il metabolismo, il legame o l’eliminazione di ormoni naturalmente prodotti e circolanti nel sangue umano e che sono presenti fisiologicamente nel corpo essendo responsabili per l’omeostasi, la riproduzione e lo sviluppo dell’essere umano.

Sono molecole talmente pericolose che il ministero  dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha nel 2008 promosso e finanziato il progetto “ PREVIENI “Studio in aree Pilota sui Riflessi ambiEntali e sanitari di alcuni contaminanti chimici emergenti (interferenti endocrini): ambiente diVIta, E siti riproduttivi e ripercussioNI nell’età evolutiva (5).

Oltre a finanziare alcuni studi epidemiologici cui accenneremo in seguito, i tecnici del ministero e dell'ISS (gli stessi che hanno elaborato il comunicato tranquillizzante del 10 giugno cui facevo riferimento all'inizio?) hanno elaborato un decalogo per il cittadino (liberamente scaricabile da Internet)  nel quale gli interferenti  endocrini sono definite “ sostanze che alterando l’ equilibrio ormonale possono provocare patologie di diverso genere e  da alcuni anni sono oggetto di attenzione crescente da parte della comunità scientifica e della comunità politico-amministrativa.”
Da cosa deriva questa crescente attenzione? Probabilmente dalla risonanza che ha avuto il caso dell'inquinamento delle acque superficiali causato dalla Dupont negli Stati Uniti (6), di cui al prossimo paragrafo.

Il caso della DuPont


All’epoca della prima commercializzazione e immissione nei processi di produzione, nel 1951, la legge degli Stati Uniti non richiedeva ai produttori di sostanze chimiche di presentare informazioni riguardanti la sicurezza per l’ambiente e la salute umana prima della commercializzazione.  Dopo l’emanazione del Toxics  Substances Control Act (TSCA) da parte del Congresso nel 1976, oltre 63.000 sostanze chimiche, tra cui  il PFOA,  ricevettero  l’autorizzazione  alla commercializzazione  “in bianco” per l'uso in prodotti di consumo e industriali, imponendo  l'obbligo, però, di dare tempestiva comunicazione alle autorità qualora gli industriali fossero venuti in possesso di informazioni che soltanto facessero sospettare la pericolosità delle sostanze chimiche da loro prodotte.

L’acido perfluoroottanoico fu così rilasciato nell’ambiente, sia mediante emissione nell’aria atmosferica che mediante scarichi nel fiume Ohio, causando la contaminazione delle falde acquifere. I campionamenti effettuati sia su centinaia di pozzi privati che su fonti pubbliche dimostrarono che, persino dopo la drastica riduzione dell’immissione da parte dell’impianto chimico, la contaminazione delle acque potabili da parte dell’acido perfluoroottanoico persisteva e continuava ad aumentare negli anni in alcuni distretti situati in prossimità dell’impianto chimico.
   Nei 10-20 anni  seguenti alla sua introduzione iniziale  nei processi di produzione la Dupont aveva ottenuto dati che suggeriscono  come il PFOA si  accumuli nel sangue umano, non  si distrugge facilmente nell'ambiente, e può causare gravi problemi di salute, tra cui danni al fegato , difetti di riproduzione e dello sviluppo del feto, e  diversi tipi di tumori.

Il PFOA fu infatti  individuato in una elevata percentuale di campioni di sangue umano e  di polvere di casa   prelevati  in numerose case  nel Massachusetts,   nel Maine,  a New York,  in Oregon e  in California, e ha contaminato  l’acqua potabile in alcune comunità nella Virginia dell’est  e in Minnesota. DuPont e 3M, le aziende che hanno impiegato questa sostanza chimica in diversi processi produttivi, erano a conoscenza della persistenza  nell’ambiente e degli effetti potenzialmente dannosi  sulla salute già da molti anni, ma non avvisarono la US Environmental Protection Agency (EPA)  sugli effetti avversi, come prevede il TSCA. L’EPA  ha multato la DuPont  per un minimo di $ 13 milioni di dollari e un massimo potenziale di 300 milioni di dollari  per la sua violazione della TSC, e  sono state avviate almeno tre cause di massa (note anche come class action) contro DuPont e 3M,  riguardanti i danni e gli effetti negativi per la salute attuali e futuri.  In una di queste cause svoltasi a Parkersburg, West Virginia fu raggiunto con la DuPont un accordo economico che includeva accantonamenti di somme rilevanti per l’effettuazione di uno screening della  popolazione e  un programma di sorveglianza  della comunità , con la possibilità di ulteriori indagini epidemiologiche, se consigliato da un gruppo indipendente di esperti epidemiologi.

A partire dal 2005, numerosi studi epidemiologici sono stati condotti nelle popolazioni americane che avevano bevuto per anni le acque avvelenate dalla DuPont.  Gli studi hanno dimostrato un eccesso statisticamente significativo di numerose patologie rispetto alla popolazione di controllo che non aveva bevuto acqua contaminata. In particolare è stato osservato un aumento:
1) dell’incidenza (cioè dei nuovi casi ogni anno) di cancro del rene, del testicolo, della prostata e di linfomi non Hodgkin,  che erano circa il doppio negli esposti e raggiungevano il triplo per il cancro del testicolo nei soggetti con le più alte concentrazioni di PFOA nel siero (7); 2) delle alterazioni della funzione della tiroide (livelli più elevati degli ormoni tiroidei e di TSH) e, per quanto riguarda il PFOA, anche dei casi di ipotiroidismo subclinico (8); 3) dei casi di infertilità femminile (9), effetto questo osservato anche da autori italiani (10);  4) dei casi di disfunzione del sistema immunitario nei bambini, anche a dosi notevolmente inferiori rispetto a quelli considerati “accettabili” in Germania e negli USA (11); 5) aumento della pressione arteriosa  e dell’omocisteina (una sostanza che favorisce l’aterosclerosi e le trombosi) negli adulti (12). È stata inoltra evidenziata una riduzione del numero e della qualità degli spermatozoi negli uomini adulti, soprattutto in quelli che erano stati esposti ad elevati livelli di PFOA durante la loro permanenza nell’utero materno nei nove mesi di vita pre-natali (13).

Il dato più preoccupante emerso da questi studi è che il rischio di contrarre una o più delle suddette patologie nella vita adulta è maggiore negli uomini e nelle donne i quali durante il loro periodo di vita intra-uterina furono esposti ad elevati livelli di PFAA presenti nel sangue della loro madre. In altre parole, nei nove mesi di gravidanza questi bambini ricevettero ogni giorni attraverso la placenta quantità enormi di PFAA. In pratica, ed è questo un meccanismo comune a tutti gli interferenti endocrini, è come se questi adulti fossero nati già programmati, predestinati a contrarre in seguito, anche a distanza di decenni dalla nascita, una o più delle tante malattie causate dai distruttori endocrini.

Il caso del PFOA illustra l'importanza del contenzioso come strumento per la tutela della salute pubblica nel contesto di un sistema di regolamentazione che richiede soltanto  un minimo test  delle sostanze chimiche prima della loro commercializzazione e si affida  ai produttori  che devono fornire  le prove prova  per dell’esistenza di rischi per la salute  della popolazione

PFAA in Italia

 Le PFAA sono state riscontrate in concentrazioni enormi, fino a 1.500 ng/l di PFOA, nel fiume Po e, più recentemente, nelle acque destinate al consumo umano in diverse provincie del Veneto

Non essendoci limiti “normali” stabiliti dalla legge in Italia, non vi sono valori ai quali riferirsi, cosicché sarà praticamente impossibile stabilire se le industrie inquinanti abbiano effettivamente avvelenato l'ambiente e compromesso la salute di milioni di persone.

Nel comunicato  stampa emesso dalla Regione Veneto (1) si richiama il più volte citato comunicato dell'ISS (3), nel quale si mette l'accento “...sull’assenza di un rischio immediato per la popolazione, ma a scopo cautelativo ha consigliato l’adozione di misure di trattamento delle acque potabili per l’abbattimento delle sostanze in questione e di prevenzione e controllo delle filiera idrica delle acque destinate al consumo umano nei territori interessati
Secondo quanto riportato sul sito della SIVeMP (2), il sindacato dei medici veterinari di area pubblica del Veneto, il responsabile il responsabile del Dipartimento di sicurezza alimentare dell’Ulss 5 Giancarlo Acerbi avrebbe dichiarato che, in base al parere dell'ISS “..l’acqua quindi resta potabile,  perché in questo momento il nostro unico riferimento è il parere dell'Istituto superiore della sanità comunicato il 10 giugno: secondo la raccomandazione dell'ente europeo per la sicurezza alimentare i livelli, con questo ordine di grandezza sono inferiori alla dose giornaliera considerata tollerabile per un individuo. Rispetto a questi riferimenti quindi possiamo essere tranquilli. Nonostante questo il monitoraggio continua.
In altre parole, l'acqua potabile rimane avvelenata però possiamo continuare a berla, confidando nel responso dei tecnici che negano l'assenza di rischio immediato per la popolazione.

Cosa significa assenza di rischio immediato? Esistono rischi tardivi o per le future generazioni?

Se per assenza di rischi “ immediati” per la popolazione s'intende che non ci sono rischi di danni “acuti” in grado di provocare  un aumento immediato dei ricoveri ospedalieri o del numero decessi simile a quello che si può verificare dopo un'esplosione in una centrale nucleare o un’intossicazione alimentare collettiva,  questo è probabilmente vero.
Ma se non esistessero rischi per la popolazione, perché i tecnici hanno ravvisato “l’opportunità” e l’ urgenza di adottare adeguate misure di mitigazione dei rischi, di  prevenzione e controllo estese alla filiera sulla contaminazione delle acque da destinare e destinati al consumo umano nei territori interessati? (3)
Perché diventa urgente adottare misure costose e probabilmente inefficaci come quelle finora attuate?

Se non ci fosse alcun rischio per la popolazione, si potrebbe continuare a bere tranquillamente l'acqua inquinata dai PFAA.
Evidentemente i rischi per la salute umana ci sono e sono noti da molti anni, grazie anche ai risultati degli studi epidemiologici che la Dupont è stata costretta a finanziare negli USA dopo la dimostrazione della sua condotta irresponsabile e dannosa per l'ambiente.

In Italia invece nessuno probabilmente pagherà mai, pur essendo stata con ogni probabilità identificata almeno una delle industrie produttrici di PFFA che nel vicentino, causa la perdita di un tubo collettore, ha inquinato le falde acquifere.

Da quanto tempo è iniziato l'inquinamento delle acque potabili nel vicentino e nelle altre provincie del Veneto?

Noi siamo stati informati solo in questi giorni che alcune popolazioni stanno bevendo acqua inquinata da sostante cancerogene e tossiche, grazie ai risultati di un'indagine di campionatura delle acque potabili in Italia, promossa  dall'Unione Europea come passo preliminare per conoscere lo stato di inquinamento dell'acqua potabile da parte delle PFAA e arrivare a stabilire dei livelli “accettabili” in tutta Europa.
È noto che anche negli anni 1970 la stessa ditta (a quei tempi posseduta da una famiglia di famosi industriali vicentini), che sarebbe stata identificata grazie all'indagine avviata dalla procura come una delle possibili fonti d'inquinamento, fu implicata in almeno un caso di grave inquinamento delle falde acquifere, probabilmente con le stesse sostanze chimiche di cui stiamo parlando oggi.
Se l’odierno inquinamento fosse stato scoperto in quegli anni, anche allora le autorità avrebbero parlato di “assenza di rischio immediato”.
Ma nel frattempo quelle sostanze tossiche sono rimaste nell'ambiente, le loro concentrazioni sono aumentate giorno dopo giorno, fino a raggiungere quelle elevatissime attuali, e si sono accumulate nell'organismo della popolazione esposta causando tumori ed altri danni irreversibili, quali quelli paventati dei tecnici dell’ISS nel decalogo sugli interferenti endocrini. Le donne gravide hanno continuato, e continuano, a bere PFAA trasmettendoli attraverso la placenta ai bambini che portavano e portano in grembo, bambini che nasceranno già con un livello altissimo di queste sostanze e già programmati per sviluppare una o più di quelle malattie che sappiamo avere i distruttori endocrini come causa principale o concausa determinante: alcuni tipi di tumori, malattie delle tiroide, malattie autoimmuni, obesità, disturbi della fertilità femminile, alterazioni della quantità e della qualità dello sperma.

Pertanto il danno immediato esiste ed è reale, sia a carico della popolazione che èo ra, in questo momento esposta all'acqua avvelenata sia per le generazioni future.

Quanti bambini veneti non sono mai nati e non nasceranno a causa dei danni irreversibili causati dai PFAA all'apparato riproduttivo dei loro genitori?

Quanti bambini, uomini e donne veneti sono stati costretti ad interventi chirurgici per estirpare noduli tiroidei o ad assumere per tutta la vita farmaci per curare le loro malattie della tiroide, o di altri organi, causate da queste molecole tossiche oramai così diffusamente e irreversibilmente disperse nell'ambiente?

Qual è il contributo dei PFAA allo spaventoso incremento, di oltre il 40% per il 2012 (14) rispetto al 2011 (15) dei casi di linfomi stimati per i maschi residenti nelle ULSS 4, 5 e 6 della provincia di VI - e con percentuali minori anche nelle donne - dagli esperti del registro tumori del Veneto, a fronte di un amento medio per la regione  del 17% circa nei maschi e del 4% nelle femmine?

Conclusioni


Sono questi che abbiamo riportato soltanto alcuni dei danni che possono essere stati causati o concausati dai PFAA nelle popolazioni vicentine. Danni in atto e non potenziali, che sono già avvenuti in altri casi simili. Lo dimostrano, definitivamente, i risultati degli studi epidemiologici imposti dalle autorità americane alla Dupont, anche e soprattutto sull'onda delle proteste e delle richieste avanzate dalle associazioni ambientaliste e di cittadini che avevano bevuto a loro insaputa per decenni acqua inquinata dagli impianti chimici della ditta. Danni persistenti e in atto che sono stati dimostrati circa 40-50 anni dopo l'inizio della produzione su larga scala di prodotti contenenti le sostanze incriminate.

Se I PFAA si sono dimostrate tossiche e cancerogene per i cittadini americani perché dovrebbero essere innocue per i cittadini veneti
Gli inquinatori delle acque potabili vicentine pagheranno mai il fio delle loro colpe come avvenuto negli USA?

Probabilmente NO, perché i governi che si sono succeduto e le autorità nazionali e locali che sono stati in questi anni non si sono mai preoccupate di impedire che in nome del profitto fosse impedita la contaminazione dell'ambiente, delle falde acquifere e della catena alimentare. Grazie all’inerzia ed incapacità di una classe politica inetta,  nessuno finanzierà studi epidemiologici simili a quelli condotti negli USA sulle popolazioni esposte che ci consentano di sapere se vi siano stati danni alla salute umana.


Riferimenti
1.         Regione Veneto - Comunicato n.1185 - INQUINAMENTO ACQUE SUPERFICIALI IN UNA TRENTINA DI COMUNIVENETI. COLETTO: «ATTIVATA DIREZIONE PREVENZIONE, GIA’ ASSUNTE MISURE. ISSRASSICURA SU RISCHIO PER PERSONE». [Internet]. [citato 22 luglio 2013]. Recuperato da: http://www.regione.veneto.it/web/guest/comunicati-stampa/dettaglio-comunicati?_spp_detailId=2522113
2.         L’acqua sospetta nel Vicentino. Inchiesta aperta nel vuoto dilegge. Una classica emergenza all’italiana? [Internet]. [citato 22 luglio 2013]. Recuperato da: http://www.sivempveneto.it/leggi-tutte-le-notizie/15940-lacqua-sospetta-nel-vicentino-inchiesta-aperta-nel-vuoto-di-legge-una-classica-emergenza-allitaliana
3.         ISS_perfluorurati_a_Vicenza_0613.pdf [Internet]. [citato 22 luglio 2013]. Recuperato da: http://prevenzione.ulss20.verona.it/docs/Sian/IgieneNutrizione/Acque/Pfas/ISS_perfluorurati_a_Vicenza_0613.pdf
4.         Teflon ®| DuPont Teflon® Nonstick Coatings and Additives [Internet]. [citato 22 luglio 2013]. Recuperato da: http://www2.dupont.com/Teflon/en_US/index.html
5.         decalogo_interf_endocr_191012.pdf [Internet]. [citato 22 luglio 2013]. Recuperato da: http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/allegati/interferenti_endocrini/decalogo_interf_endocr_191012.pdf
6.         Perfluorooctanoic Acid [Internet]. [citato 22 luglio 2013]. Recuperato da: http://defendingscience.org/case-studies/perfluorooctanoic-acid
7.         Vieira VM, Hoffman K, Shin H-M, Weinberg JM, Webster TF, Fletcher T. Perfluorooctanoic Acid Exposure and Cancer Outcomes in a Contaminated Community: A Geographic Analysis. Environ Health Perspect. marzo2013;121(3):318–23.
8.         Lopez-Espinosa M-J, Mondal D, Armstrong B, Bloom MS, Fletcher T. Thyroid function and perfluoroalkyl acids in children living near a chemical plant. Environ Health Perspect. luglio 2012;120(7):1036–41.
9.         Fei C, McLaughlin JK, Lipworth L, Olsen J. Maternal levels of perfluorinated chemicals and subfecundity. Hum Reprod Oxf Engl. maggio2009;24(5):1200–5.
10.       La Rocca C, Alessi E, Bergamasco B, Caserta D, Ciardo F, Fanello E, et al. Exposure and effective dose biomarkers for perfluorooctane sulfonic acid (PFOS) and perfluorooctanoic acid (PFOA) in infertile subjects: preliminary results of the PREVIENI project. Int J Hyg Environ Health. febbraio2012;215(2):206–11.
11.       Grandjean P, Budtz-Jørgensen E. Immunotoxicity of perfluorinated alkylates: calculation of benchmark doses based on serum concentrations in children. Environ Health. 19 aprile 2013;12(1):35.
12.       Min J-Y, Lee K-J, Park J-B, Min K-B. Perfluorooctanoic acid exposure is associated with elevated homocysteine and hypertension in US adults. Occup Environ Med. settembre 2012;69(9):658–62.
13.       Vested A, Ramlau-Hansen CH, Olsen SF, Bonde JP, Kristensen SL, Halldorsson TI, et al. Associations of in utero exposure to perfluorinated alkyl acids with human semen quality and reproductive hormones in adult men. Environ Health Perspect. aprile 2013;121(4):453–458, 458e1–5.
14.       download.pdf [Internet]. [citato 22 luglio 2013]. Recuperato da: http://www.registrotumoriveneto.it/components/download.php?file=/registro/incidenza/Stime%20per%20ASL%202012.pdf
15.       Microsoft Word - Stime2011 per ASL.doc - Stime2011 per ASL.pdf [Internet]. [citato 22 luglio 2013]. Recuperato da: http://www.registrotumoriveneto.it/registro/incidenza/Stime2011%20per%20ASL.pdf

4 commenti:

  1. Sto predisponendo un post sull'importanza dell'acqua bene comune; in esso parlo delle preoccupazioni di cittadina per l'acqua della mia zona e inserirò il tuo blog come approfondimento . Grazie per la tua tenacia
    donata

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  2. Grazie a te Donata. Parlando di tenacia sicuramente tu e gli altri amici mi siete da esempio, visto l'impegno che ci state mettendo per la raccolta delle firme contro l'inceneritore (a proposito, non chiamatelo più gassificatore, per favore).

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  3. Se, come dice l'articolo, esiste associazione altamente significativa tra PFAA e alcuni tipi di tumore, malattie tiroidee, autoimmuni,obesità, disturbi della fertilità femminile e maschile, avremmo fatto BINGO! In realtà l'origine multifattoriale di tante patologie tumorali e croniche spesso è dovuta a moltissimi bruscolini che con una certa ciclicità osserviamo come se fossero delle travi. Un esempio: atrazina bentazone molinate, a metà anni ottanta l'allora ministro DonatCatten modifica i limiti soglia per le acque potabili onde consentirne l'uso quotidiano a MILIONI di padani. Ne seguì uno sciagurato referendum che tolse competenze alle usl in tema di controlli ad acqua, aria, suolo creano il doppione ARPA con confusione di ruoli e di competenze con i dipartimenti di prevenzione delle USL. Non mi sembra che oggi sul tema aria si stia meglio e parliamo di qualcosa che ci interessa TUTTI per vivere. Dedichiamoci alle travi e a una visione più sistemica dei problemi di salute. Auguri da un vecchio igienista bresciano

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