Il PFOA (acido perfluorottanoico) è prodotto dalla Miteni,
l’azienda che sarebbe implicata nella contaminazione delle acque potabili in un trentina di comuni veneti.
Sul sito dell’ EPA (Environment Protection Agency) degli USA
è liberamente scaricabile un interessante documento
del Professor Giovanni Costa,
dell’Università di Verona, medico del lavoro addetto alle visite annuali dei
lavoratori della Miteni di Trissino.
In questo contributo si descrivono i risultati dell’analisi
di laboratorio compiute nel corso di oltre 20 anni agli operai di quella ditta,
risultati che vengono presentati ad un gruppo di dirigenti della Dupont e della
3M, aziende che si rifornivano dalla Miteni per il loro PFOA.
Pur trattandosi di un numero molto piccolo di operai
italiani rispetto a quelli americani, che non venivano sottoposti a controlli
periodici sul posto di lavoro, i risultati indicano che negli operai esposti al
PFOA si verifica un piccolo, ma significativo, aumento del colesterolo totale e
del “colesterolo non-HDL”. L’aumento era maggiormente evidente in quei soggetti
che avevano nel loro sangue concentrazioni più elevate di PFOA.
Probabilmente si tratta degli stessi 53 lavoratori oggetto
dello studio pubblicato
nel 2009 nel quale si riferisce anche di un aumento significativo dei livelli
di acido urico nel sangue.
Leggendo questo documento, il primo commento riguarda la differenza di monitoraggio dei lavoratori
esposti al PFOA, che in Italia effettuano regolarmente una visita annuale con
esami di laboratorio mentre negli USA ciò non avviene o avviene solo
sporadicamente e su base volontaria. Potrebbe essere questo un motivo d’essere
orgogliosi delle leggi italiane che tutelano i lavoratori. È anche vero che le
leggi in Italia ci sono e spesso all’avanguardia anche se non sono sempre rispettate
e fatte rispettare, soprattutto quando si tratta di sicurezza sul posto di
lavoro e di tutela dell’ambiente. La seconda riflessione è che quando i
dirigenti della Dupont dono venuti a conoscenza di questi dati hanno convocato
i medici per farseli dare e comunicarli alle autorità sanitarie americane,
avendone l’obbligo. E questi dati sono disponibili al pubblico sul sito
dell’agenzia americana, mentre io non sono riuscito a trovarli da nessuna parte
in Italia.
Sarei curioso di saper se i lavoratori della Miteni sono a
conoscenza di questo studio condotto sui loro campioni di sangue e se sono
stati avvertiti del rischio di vedersi aumentare il colesterolo e l’acido
urico, noti fattori di rischio per malattie cardiovascoalri. Infine, dovrebbe
essere l’ipercolesterolemia riconosciuta come una malattia professionale in
questi lavoratori?
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