lunedì 29 luglio 2013

Gli operai della Miteni di Trissino sanno che il PFOA potrebbe aumentargli il colesterolo?


Il PFOA (acido perfluorottanoico) è prodotto dalla Miteni, l’azienda che sarebbe implicata nella contaminazione delle acque  potabili in un trentina di comuni veneti.
Sul sito dell’ EPA (Environment Protection Agency) degli USA è liberamente scaricabile un interessante documento  del Professor Giovanni Costa, dell’Università di Verona, medico del lavoro addetto alle visite annuali dei lavoratori della Miteni di Trissino.
In questo contributo si descrivono i risultati dell’analisi di laboratorio compiute nel corso di oltre 20 anni agli operai di quella ditta, risultati che vengono presentati ad un gruppo di dirigenti della Dupont e della 3M, aziende che si rifornivano dalla Miteni per il loro PFOA. 

Pur trattandosi di un numero molto piccolo di operai italiani rispetto a quelli americani, che non venivano sottoposti a controlli periodici sul posto di lavoro, i risultati indicano che negli operai esposti al PFOA si verifica un piccolo, ma significativo, aumento del colesterolo totale e del “colesterolo non-HDL”. L’aumento era maggiormente evidente in quei soggetti che avevano nel loro sangue concentrazioni più elevate di PFOA.
Probabilmente si tratta degli stessi 53 lavoratori oggetto dello studio pubblicato nel 2009 nel quale si riferisce anche di un aumento significativo dei livelli di acido urico nel sangue.

Leggendo questo documento, il primo commento riguarda  la differenza di monitoraggio dei lavoratori esposti al PFOA, che in Italia effettuano regolarmente una visita annuale con esami di laboratorio mentre negli USA ciò non avviene o avviene solo sporadicamente e su base volontaria. Potrebbe essere questo un motivo d’essere orgogliosi delle leggi italiane che tutelano i lavoratori. È anche vero che le leggi in Italia ci sono e spesso all’avanguardia anche se non sono sempre rispettate e fatte rispettare, soprattutto quando si tratta di sicurezza sul posto di lavoro e di tutela dell’ambiente. La seconda riflessione è che quando i dirigenti della Dupont dono venuti a conoscenza di questi dati hanno convocato i medici per farseli dare e comunicarli alle autorità sanitarie americane, avendone l’obbligo. E questi dati sono disponibili al pubblico sul sito dell’agenzia americana, mentre io non sono riuscito a trovarli da nessuna parte in Italia.
Sarei curioso di saper se i lavoratori della Miteni sono a conoscenza di questo studio condotto sui loro campioni di sangue e se sono stati avvertiti del rischio di vedersi aumentare il colesterolo e l’acido urico, noti fattori di rischio per malattie cardiovascoalri. Infine, dovrebbe essere l’ipercolesterolemia riconosciuta come una malattia professionale in questi lavoratori?

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