mercoledì 11 agosto 2010

Stop ai padroni del DNA: dietro front sulla brevettazione del genoma umano

Da quando i progressi della biologia molecolare hanno fatto intravedere le potenzialità delle applicazioni diagnostiche sul DNA umano si è scatenata la caccia al brevetto. Essendo l'oggetto del contendere il DNA, si è immediatamente aperto il dibattito se fosse etico o meno brevettare un elemento esistente in natura e non oggetto della creatività ed inventiva dell’uomo. Non si può negare, infatti, che il DNA non sia un prodotto dell'invenzione umana. Nonostante questa verità, il 20% circa delle sequenza di DNA è attualmente brevettato. Aspri scontri sono avvenuti fra le istituzioni dei vari paesi, con differenze di vedute soprattutto fra Stati Uniti ed Europa, più incline quest'ultima a considerare non brevettabile il DNA.

Uno dei casi più controversi e illuminanti sul caos che regna in questo ambito è quello del test genetico basato sull’analisi di mutazioni a carico dei geni BRCA1 e BRCA2. Questi due geni,scoperti grazie ad una collaborazione fra ricercatori di vari paesi, in gran parte finanziati con fondi pubblici, sono molto importanti perché controllano,assieme a tanti altri, i processi che stanno alla base dell'ordinata divisione cellulare e, quindi, dei tumori. Anomalie (mutazioni) di questi due geni possono essere trasmesse ereditariamente dai genitori ai figli, e predispongono le donne portatrici ad un maggior rischio di cancro alle ovaie ed alle mammelle, rischio che nel corso della vita è valutabile attorno al 90% e 60% rispettivamente per le due neoplasie. Finora l'unica modalità sicura di prevenzione e di riduzione del rischio nelle donne portatrici è la chirurgia profilattica, cioè l'asportazione chirurgica delle mammelle e/o delle ovaie il più presto possibile dopo la diagnosi. Le conseguenze, anche psicologiche, sulle giovani donne che decidono di sottoporsi ad interventi così devastanti di un tale approccio aggressivo sono facilmente immaginabili.

Nel 2001 la Myriad Genetics ottenne il brevetto negli Stati Uniti per tutte le applicazioni diagnostiche in grado di rilevare mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2, sia nei laboratori di ricerca che nei comuni laboratori di analisi chimico-cliniche. Da allora, cioè, è come se i due geni fossero di proprietà della Myriad, che può o meno concedere il diritto di usare questi due geni dietro pagamento di royalties.

La scoperta dei due geni suscitò molte speranze ed aspettative sia nei portatori delle mutazioni che nella comunità scientifica che sperava attraverso la diagnosi precoce di poter cambiare radicalmente la prognosi e l'aspettativa di vita di centinaia di famiglie.
La ricerca delle mutazioni dei due geni è oggi molto semplice da un punto di vista tecnico e relativamente poco costoso. Nel 1998 il costo negli USA si aggirava sui 1800 dollari e i rapidi progressi della tecnologia lasciavano sperare in un rapido abbattimento dei costi stessi. I ricercatori clinici ipotizzavano di riuscire a sviluppare metodiche diagnostiche sempre più semplici, di rapida esecuzione, meno costose e di approntare farmaci mirati.

Ma dopo la brevettazione le cose cambiarono drasticamente. Gli scienziati furono costretti ad interrompere i loro progetti di ricerca. Il costo del test diagnostico per i pazienti salì nell'arco di una decade fino a 3400 dollari, sebbene i costi materiali per eseguire il test stesso fossero diminuiti di circa un decimo nello stesso periodo. Sulle conseguenze negative del monopolio del DNA scrisse brillantemente Pietro Greco su l'Unità già nel 2002.

Nonostante il periodo di grave crisi economica, la Myriad Genetics continua a presentare brillanti bilanci e ad elargire lauti dividendi ai suoi azionisti: nel 2009 l'azienda dichiarò profitti per 326,5 milioni di dollari, in aumento di circa il 47% rispetto al 2008. Questo brevetto, da un lato, è risultato un chiaro ostacolo alla ricerca di strumenti migliori di conoscenza e cura della malattia; dall'altro è stato anche una fonte di notevole guadagno per l'azienda, che è riuscita a trasformare in un grande affare il dolore dei soggetti portatori delle mutazioni e dei loro familiari.

Per ottenere questi profitti, la Myriad non rinunciò a nulla. Attraverso aggressive e ben congegnate campagne pubblicitarie radiofoniche e televisive furono convinte a sottoporsi al test diagnostico anche donne non a rischio. Molti messaggi pubblicitari erano fuorvianti e non veritieri, dal momento che tralasciavano di evidenziare i limiti e i rischi connessi con una diagnosi precoce di una condizione per la quale non esistono strumenti terapeutici e profilattici non invasivi. Con lo scopo di spingere il maggior numero di persone a sottoporsi al test, tali messaggi enfatizzavano la paura e le speranze anche in donne non a rischio.

Con il passare del tempo furono evidenziati i limiti del test diagnostico, che è in grado di svelare solo alcune delle numerose mutazioni possibili a carico dei due geni. In altre parole, esistono falsi negativi, per cui donne portatrici di mutazioni ancora sconosciute oppure note, ma non evidenziabili con la metodica brevettata dalla Myriad, possono risultare negative e sviluppare poi un cancro, oltre che trasmettere le mutazioni alla prole. La Myriad si oppose ostinatamente, con rifiuti netti e reiterati, alla richiesta, avanzata da parte di alcuni laboratori che erano in grado di ricercare le mutazioni non viste dal metodo Myriad, di offrire ulteriori approfondimenti alle donne risultate negative al t est brevettato ma che erano ancora ad alto rischio. A nulla valsero le obiezioni dei clinici i quali fecero presenti che molte donne sarebbero potuto morire prima che la Myriad aggiornasse la sua metodica. Circa un anno dopo, la Myriad modificò il test, incrementandone il costo di circa 650 dollari, costo che molte compagnie di assicurazioni si rifiutarono di rimborsare ai propri clienti, i quali dovettero sborsare di tasca propria la somma necessaria.

L'azienda cominciò a proporre l'esecuzione del test anche presso gli ambulatori dei medici di famiglia e altri professionisti non specializzati nelle consulenze genetiche. Come risultato di tale aggressiva campagna furono evidenti ben presto le conseguenze negative: donne indotte erroneamente a sottoporsi all'asportazione delle mammelle e/o delle ovaie perché risultate falsamente positive e, al contrario, donne portatrici delle mutazioni risultate falsamente negative, e pertanto considerate a basso rischio, che morirono di cancro a causa di tale errore.

Nonostante le proteste di associazioni di consumatori, di pazienti, delle compagnie assicurative e di importanti società scientifiche, la Myriad negò ostinatamente, nonostante l'evidenza del contrario, che la sua aggressiva campagna pubblicitaria e le pressioni sulla classe mediche, fossero la causa degli effetti collaterali dello screening.

Nel 2004 l’EPO (European Patent Office) l’ufficio europeo brevetti, revocò per motivi tecnici il brevetto rilasciato nel 2001. Nessuna clinica o servizio sanitario nazionale dei paesi UE aveva comunque pagato alcuna royalties alla Myriad Genetics per l’utilizzo del test, a testimonianza della confusione che esiste anche dal punto di vista legale.
Affinché il lettore possa comprendere meglio i termini della faccenda è necessario addentrarci in qualche dettaglio tecnico. Cosa ha fatto la Myriad? Sicuramente non ha inventato un nuovo gene. Infatti i geni mutati sono anch'essi presenti in natura, da sempre, ben prima che sotto il sole comparissero i ricercatori della Myriad. Anche se mutati, imperfetti, e molto pericolosi per le donne che ne sono portatrici, i due geni son anch'essi un prodotto “naturale” che è divenuto imperfetto per cause sconosciute. La Myriad ha soltanto messo a punto una metodica di laboratorio con la quale si confronta la sequenza dei due geni della paziente con quella dei geni mutati. Se il DNA della donna in esame contiene le stesse mutazioni dei due geni “brevettati”dalla Myriad risulterà positiva al test e deciderà poi con il suo medico se sottoporsi all'asportazione degli organi. Al contrario, se i suoi geni sono normali risulterà negativa. Sarà negativa anche se portatrice di altre mutazioni, diverse da quelle dei geni brevettati, mutazioni anch'esse presenti in natura e che insorgono in regioni della sequenza di DNA diverse da quelle interessate dalle mutazioni dei geni brevettati, con tutti i rischi conseguenti alla falsa negatività. In altre parole, i ricercatori non sono intervenuti per modificare delle nuove sequenze di DNA o creare un nuovo gene diverso da quelli esistenti in natura, come avvenuto per altri geni, per esempio il gene dell'insulina o dell'eritropoietina i quali, in seguito all'intervento dell'uomo, hanno subito delle variazioni strutturali più o meno complesse, che ne hanno cambiato le proprietà chimiche e biologiche, per esempio, aumentandone la durata d'azione.

Il pendolo della storia sembra comunque essere girato verso il lieto fine in quanto, lo scorso marzo, il giudice Robert W Sweet ha revocato sette dei brevetti registrati dalla Myriad, accogliendo le tesi della Association for Molecular Pathology, della American Civil Liberties Union (ACLU), la Public Patent Foundation e molte altre associazioni di pazienti e ricercatori secondo le quali il brevetto sul test sarebbe incostituzionale in quanto violerebbe il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America sulla libertà di parola, che garantisce la libera circolazione delle informazioni. La battaglia che si è appena conclusa ha visto l'affermazione di coloro che considerano la natura non brevettabile.
Se al decisione della corte resisterà all'assalto dei ricorsi dei legali della Myriad, sarà molto più difficile in futuro per gli speculatori continuare ad impossessarsi del DNA umano.

1 commento:

  1. Purtroppo ho il timore che, anche se è stata vinta una battaglia molto importante, la guerra sarà dura da vincere. Gli interessi in gioco sono corposi, e gli speculatori non molleranno tanto facilmente l'osso

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