domenica 14 novembre 2010

Rapporto ecomafie legambiente. Il Veneto secondo nel ciclo illegale dei rifiuti. Forza Zaja, ancora un piccolo sforzo ed i Veneti saranno primi,

Dal rapporto ecomafie di Legambiente emergono dati allarmanti: ogni anno sparisce una montagna di rifiuti alta 2000 metri. Milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono smaltiti in modo illegale. Reati, denunce e sequestri non bastano a fermare l’ illegalità. Nel 2007 i numeri dell’illegalità ambientale sono cresciuti: 18,4 miliardi il giro d’ affari dei crimini ambientali in Italia; 4800 i reati per smaltimento illegale dei rifiuti; 103 le indagini sul traffico di rifiuti in Italia e con l’ estero; 2196 le persone denunciate; 520 le aziende coinvolte nel traffico di rifiuti; salgono a +27% i reati ambientali; 9074 i sequestri effettuati per crimini ambientali; 28000 le case abusive costruite nel 2007; 225000 gli ettari di bosco bruciati; 7,5 milioni le tonnellate di anidride carbonica prodotte dai roghi degli alberi. Questi i dati del rapporto sulle ecomafie diffuso da Legambiente. Una montagna di rifiuti alta una volta e mezzo il Vesuvio sparisce nel nulla ogni anno. Si verificano circa 83 crimini ambientali al giorno, tre ogni ora, 30124 in tutto. I reati accertati dalle forze dell’ ordine nel 2007 per violazione della normativa sui rifiuti sono stati oltre 4800, il 36% dei quali commessi nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Calabria, Puglia, Sicilia. In totale le violazioni della legge sull’ambiente sono state 30124 , il 27% in più rispetto al 2006. La buona notizia è che aumentano anche le persone denunciate (22069, il 9,7% in più) e i sequestri (9074, cioè +19% rispetto al 2006), mentre il fatturato dei clan dell’ecomafia è diminuito di 4 miliardi di euro rispetto al 2006. A Napoli arrivano rifiuti tossici altamente pericolosi dalle industrie del nord con il coinvolgimento della Camorra. La Campania è prima per reati ambientali nella classifica dell’ illegalità redatta da Legambiente, seguita dalla Calabria. In queste due regioni si concentra il 30% degli illeciti ambientali individuati in tutta Italia. Ma l’ ecomafia non colpisce solo il Sud, ma anche Lombardia, Liguria, Piemonte e Veneto. Proprio il Veneto, poi, si classifica secondo, dopo la Campania, nel ciclo illegale dei rifiuti. La Puglia mantiene il terzo posto.

La Direzione nazionale antimafia segnala che nel ciclo illegale dei rifiuti Cosa Nostra si affianca alla Camorra, e che nel clan dei Casalesi emerge una multifunzionalità che spazia dal business dei rifiuti al ciclo del cemento, dall’ agricoltura al racket degli animali.
Non ci sono zone franche. Si calcola che per ogni euro che le ecomafie guadagnano, lo Stato ne perde dieci.
Per quantificare: secondo rilevazioni del Corpo Forestale, la regione con il più alto numero di discariche abusive scoperte è la Puglia: 599. Seguono la Lombardia, con 541; e la Calabria con 447. Più in generale: nel Nord d’ Italia le discariche abusive sono oltre millesettecento. Oltre alla quantità, contano anche le superfici che le discariche abusive occupano: solo nel Veneto oltre 5 milioni di metri quadrati. Per cui, numericamente in Veneto le discariche abusive non sono tante; in compenso sono tutte molto grandi, e concentrate nell’area di Mestre. Inoltre, questi dati dimostrano come il fenomeno non conosca differenze di rilievo tra Nord, Centro e Sud del Paese.
Nel foggiano, in particolare, vengono scaricati illegalmente nei terreni agricoli i rifiuti prodotti dal Centro Nord: scorie spesso spacciate per compost. E proprio nel foggiano i carabinieri del Noe hanno scoperto una discarica abusiva da 500mila tonnellate: alcuni imprenditori scaricavano vicino ad un fiume rifiuti pericolosi; sono scattati 12 arresti.
Dovevano ampliare la discarica di Deliceto, nel foggiano, invece hanno buttato mezzo milione di tonnellate di rifiuti (dieci volte quelli di Napoli) in una discarica abusiva sulle rive del fiume Cervaro che è stato inquinato e persino deviato. Nove le società coinvolte, cento gli indagati. L’ attività illegale avrebbe fatto risparmiare all’ Agecos, ditta gestita da Rocco Bonassina (39 anni), uno degli arrestati, i due milioni e mezzo di euro necessari a smaltire legalmente i rifiuti. Il danno ambientale ammonta a 315 milioni di euro.

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