Il comitato direttivo della sezione di Vicenza
dell'Associazione Medici per l'ambiente-ISDE Italia esprime la sua
preoccupazione per la scadente qualità dell’acqua potabile fornita ai vicentini,
acqua che recentemente, è risultata inquinata dal cloruro di vinile, un
cancerogeno di classe 1 che sicuramente causa tumori maligni nell’uomo, oltre
che negli altri animali. Il cloruro di vinile, anche se assunto per periodi
prolungati a dosi molto più basse di quelle riscontrate nell'acqua di Vicenza,
produce effetti tossici di tipo non tumorale a carico di vari organi e tessuti,
soprattutto il fegato, il sistema immunitario e il sistema nervoso. Abbiamo letto affermazioni totalmente prive
di validità scientifica, secondo le quali esisterebbero limiti “di sicurezza”
convalidati da agenzie governative estere. Secondo tali fonti, un individuo
potrebbe bere decine di litri di acqua contaminata al giorno senza correre
rischi per la propria salute. Inoltre, secondo dichiarazioni attribuite a dirigenti dell’ULSS6 “la stima di un'esposizione orale giornaliera per la popolazione
umana (compresi i sottogruppi sensibili) che è probabile che sia senza un
notevole rischio di effetti avversi nel corso della vita è pari o inferiore
a 3 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo”.
Queste affermazioni, che vorrebbero
essere tranquillizzanti, ad un’attenta analisi lessicale, non risultano affatto
tali. Si parla, infatti, di stime (cioè
di previsioni, di ipotesi e non di dati indiscutibili) di concentrazioni che probabilmente (non sicuramente)
sono senza notevole rischio. Ma allora tali concentrazioni possono provocare
piccoli rischi? E se si quali? Inoltre nessuno ha mai dimostrato che un uomo (e
tanto più un bambino) che beva uno o più litri di acqua contaminata per un
determinato periodo non avrà con certezza mai, nemmeno a distanza di tempo dal
termine dell’esposizione alla sostanza cancerogena, un benché minimo danno alla
sua salute.
Questi limiti “accettabili” sono stati adottati dall’agenzie
regolatorie americane sotto il pesante condizionamento delle industrie
chimiche, le quali hanno scientemente occultato e manipolato i dati in loro
possesso, come è noto a tutti coloro che
si occupano seriamente di questo argomento. Inoltre, questi limiti sono stati
arbitrariamente estrapolati alla specie umana dai risultati di due soli studi
condotti su poche centinaia di ratti che furono nutriti, al massimo per un anno,
con dosi variabili di cloruro di vinile somministrate continuativamente per
diverse ore al giorno mediante sondino nasogastrico. I limiti di cui si parla
negli articoli pubblicati dal suo giornale si riferiscono solamente al rischio stimato
nei ratti, non nell’uomo, di sviluppare alcuni effetti non cancerogeni
(principalmente danni al fegato). Per quanto riguarda la cancerogenicità non
esiste alcun limite inferiore assoluto di sicurezza, nemmeno negli animali da
esperimento.
Non sono mai stati condotti studi su popolazioni umane
esposte per tutta la vita a basse concentrazioni di cloruro di vinile
nell’acqua potabile. Senza considerare che nell’acqua che noi beviamo, sono
disciolte centinaia di sostanze tossiche (il gestore delle acque vicentine ne monitorizza meritoriamente “soltanto” 70
invece delle 30 previste per legge; e perché? Che ragione c’è di spendere soldi
pubblici per cercare sostanze non previste? E in base a quali criteri vengono
selezionate le sostanze da determinare?). E nessuno ha mai studiato quali
possano essere gli effetti sulla salute dei vicentini di un tale micidiale e
complesso cocktail. Pertanto, pur
complimentandoci per il rapido intervento teso ad assicurare la depurazione
delle acque potabili vicentine da una sostanza tossica, è nostro dovere respingere
e confutare le affermazioni secondo le quali le acque cancerogene bevute dai
vicentini da decenni sono sicure e non comportano alcun rischio per la loro
salute. Questo ai fini di una corretta informazione della popolazione che deve
essere messa in condizione di valutare i potenziali rischi per la sua salute.
Invitiamo inoltre le autorità a compiere ogni sforzo
affinché sia identificata e isolata al più presto la fonte dell’inquinamento.
In un caso simile di contaminazione da CVM verificatosi a Ghemme, in provincia
di Novara la fonte d’inquinamento fu identificata in una discarica di rifiuti e
l’acqua potabile risultà inquinata da numerose altre sostanze cancerogene.
I medici dell’ISDE ribadiscono ancora una volta la
richiesta, avanzata recentemente dopo la scoperta della contaminazione da parte
di sostanze perfluoroalchiliche immesse per decenni da una nota azienda nelle
acque potabili di oltre 30 comuni veneti, di sottoporre immediatamente le
popolazioni contaminate a screening sanitario a spese degli inquinatori.
Riteniamo che la nostra proposta di screening e di sorveglianza sanitaria delle
popolazioni contaminate acquisti oggi maggiore validità e attualità alla luce
di quest’ultimo episodio di contaminazione.
Invitiamo pertanto i cittadini interessati a richiedere con
forza alle autorità e alle istituzioni competenti che questo programma venga
immediatamente attuato e che siano resi pubblici su internet i risultati della
analisi compiute. Confermiamo infine la disponibilità della nostra associazione
a collaborare con i cittadini e con le istituzioni per la difesa della salute
umana e ambientale.
Vincenzo Cordiano
Presidente della sezione di Vicenza dell’Associazione Medici
per l’Ambiente- ISDE Italia
Valdagno, 17/12/2013
Riferimenti
PS. Questo comunicato stampa è stata pubblicato da diverse testate giornalistiche, ma non dal Giornale di Vicenza, al qcui direttore era stato inviato in forma di lettere al direttore il giorno 12 dicembre 2013.
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