Questo che vi apprestate a leggere è la traduzione quasi
integrale ( e abbastanza fedele..) di un articolo pubblicato da una delle più prestigiose e autorevoli riviste
mediche internazionali di epidemiologia che potete scaricare in versione
integrale (in inglese) al link indicato (1).
Anche se lunghetto vi consiglio di leggerlo fino in fondo, magari preparatevi una tazza di caffè o meglio di camomilla per restare un po’ calmi…
Anche se lunghetto vi consiglio di leggerlo fino in fondo, magari preparatevi una tazza di caffè o meglio di camomilla per restare un po’ calmi…
La cancerogenicità del CVM è stata dimostrata molti anni fa
Il cloruro di vinile monomero (CVM) è prodotto
esclusivamente per la polimerizzazione in cloruro di polivinile (PVC), un
plastificante utilizzato nell’industria delle costruzioni, di produzione di
materiale elettrico, dei trasporti e degli imballaggi; nella produzione di
oggetti ad uso domestico, per esempio pavimenti, condotte dell'acqua, compact
disc e videodischi, carte di credito; in prodotti medicali come dispositivi e
tubi per uso endovenoso, padelle da letto. Le fonti d’inquinamento comprendono
i siti di produzione e fabbricazione, gli inceneritori, le discariche di
rifiuti.
Le prime prove sperimentali della cancerogenicità del
cloruro di polivinile furono ottentue nel 1969, con la scoperta di rari cancri
del fegato nei lavoratori esposti. In seguito alla pubblicazione di questi
dati, l'agenzia americana Occupational Safety and Health Administration (OSHA) nel 1975 stabilì
che negli impianti di produzione del cloruro di vinile e del cloruro di
polivinile i livelli medi di esposizione sul posto di lavoro dovevano essere
ridotti da 500 parti per milione a 1 (una parte per milione), in modo da
assicurare l'adeguata protezione dei lavoratori.
Quando la OSHA pubblicò i nuovi limiti di esposizione a una parte per
milione, i portavoce dell'industria
rilasciarono immediatamente fosche previsioni riguardo la perdita dei posti di
lavoro e la chiusura degli impianti. Tuttavia, in meno di due anni, quasi tutti
gli impianti negli Stati Uniti furono in grado di rispettare i nuovi standard
senza compromettere i precedenti
tassi di crescita dei volumi di vendita e i posti di lavoro.
Primi occultamenti delle prove sulla epatotossicità del cloruro di vinile
Gli industriali chimici avevano candidamente riconosciuto
più volte in privato, molto prima della pubblicazione dei nuovi standard da
parte della OSHA nel 1975, che il limite di 500
parti per milione era eccessivo. Per esempio, nel 1959, il tossicologo V.K. Rowe, che lavorava alla Dow CHemica, scriveva privatamente a un suo collega che
lavorava alla B.F: Goodrich : " noi ci sentiamo di poter affermare senza
paura di essere smentiti…… che 500 parti per milione producono danni molto
evidenti se inalate sette ore al giorno, per cinque giorno alla settimana per
un periodo prolungato. Come potrai capire, questa informazione non è ancora
matura per essere resa pubblica e ti sarei grato se volessi considerarla
strettamente confidenziale, pur potendo usarla come meglio credi nel tuo lavoro
quotidiano (2).
I produttori di CVM e di PVC ostacolarono anche la
pubblicazione dei dati sugli angiosarcomi epatici nei roditori esposti al cloruro
di vinile compiuti dall’italiano Cesare Maltoni che, verso la fine del 1972, aveva
cominciato ad accumulare dati inoppugnabili i sui cancri primitivi del fegato e
dei reni comparsi dopo esposizione a meno di 250 parti per milione, la metà,
cioè, del valore di 500 parti per
milione che costituiva il limite allora considerato “accettabile” per
l'esposizione dei lavoratori.. Il pubblico cominciò ad essere informato dei
pericoli mortali del cloruro di vinile soltanto nei primi mesi del 1974, quando alcuni giornali riportarono la morte di
tre operai negli impianti della B.F.
Goodrich di Louisville, Kentucky. Come negli animali da esperimento di Maltoni,
gli operai avevano un angiosarcoma epatico.
Prove su cancri da CVM diversi da quelli epatici
Oltre alle prove sul cancro del fegato, dagli anni 1970 gli
studi della stessa industria cominciarono a descrivere un eccesso di tumori in organi
diversi dal fegato, compreso il sistema respiratorio e quello nervoso. In una
memoria interna del 1976, Mitchell Zavon, un medico che lavorava alla Ethyl Corporation,
riconobbe che "gli studi epidemiologici finora compiuti hanno ampiamente
dimostrato un'associazione fra l'esposizione ad elevate concentrazioni di CVM
ed un aumento degli angiosarcomi epatici, dei tumori cerebrali e polmonari”.
Nel 1979 e nel 1987 gli esperti International Agency for
Research on Cancer (IARC) dichiararono che “…il CVM è un cancerogeno umano. I
suoi bersagli sono il fegato, cervello, il polmone e il sistema
emolinfopoietico… Non vi sono prove che esista un livello di esposizione
inferiore che non assicuri un aumento
del rischio di cancro negli esseri umani”.
Dopo la valutazione della IARC, l'industria chimica commissionò
all'epidemiologo britannico Richard Doll l’incarico di rivedere gli studi
epidemiologici pubblicati in precedenza sul cloruro di vinile. L'esperto
combinò i dati di quattro studi, trovando un eccesso di tumori cerebrali (29
casi osservati contro 19,5 attesi, con un rapporto di mortalità standardizzato,
SMR *, pari a 148). Doll affermò che questo dato "non è statisticamente
significativo" e non vi sono dati che suggeriscano che la sua origine sia
di tipo occupazionale”. Lo stesso esperto abbassò il rischio di cancro stimato per
tutti gli altri organi diversi dal fegato, concludendo che “.. la mortalità dei
maschi esposti, tranne che nel caso dell'angiosarcoma epatico, è tipico degli
operai sani e normali dell'industria, il che non significa che non esistano
altri rischi, ma che gli effetti di tutti gli altri singoli rischi è piccolo.”
Doll omise di rivelare i nomi dei suoi finanziatori
nell'articolo, ma durante una deposizione in tribunale in un processo intentato
da un lavoratore morto per neoplasia cerebrale, chiamato come testimone da uno
degli imputati, ammise che il suo studio era stato commissionato dall'associazione
degli industriali chimici, la Chemical Manufacturers Association
(assimilabile alla nostra Federchimica) dalla quale egli aveva ricevuto un
compenso di circa £ 12.000 (dodicimila sterline britanniche), come donazione ad
un'associazione di beneficenza in ricompensa del suo lavoro. L'associazione di
beneficenza scelta era il collegio fondato dallo stesso Doll e di cui egli era
stato il primo presidente.
Le prove a favore di un'associazione fra neoplasie cerebrali
e cloruro di vinile continuarono ad accumularsi dopo il 1988. Uno studio sponsorizzato
dalla Chemical Manufacturers Association nel 1991 e condotto da Wong e altri
tre ricercatori, riportò un significativo eccesso di morti per neoplasie
cerebrali del sistema nervoso centrale (23 casi osservati contro 12,76 attesi;
SMR = 180; IC 95% 114-271). Le conclusioni degli autori erano che “..questo
aggiornamento conferma l'eccesso di cancro cerebrale e del sistema nervoso
centrale”. Inoltre gli autori riportarono un significativo eccesso di morti per
cancro del fegato e delle vie biliari combinato (37 casi osservati contro sei
attesi; SMR = 641; IC 95% 450-884), per il cancro del fegato esclusi gli
angiosarcomi (15 casi osservati contro tre attesi; SMR = 500) e per cancro
delle vie biliari esclusi gli angiosarcomi (7 casi osservati contro 2,7 attesi;
SMR = 259).
L’industria costrinse due ricercatori a ritrattare uno studio che dimostrava la cancerogenicità in organi diversi dal fegato
Due anni dopo con una marcia indietro alquanto insolita nella comunità scientifica, Wong
e Whorton, due dei quattro autori della pubblicazione originale ritrattarono, affermando
: "noi concludiamo che i nostri risultati relativi ad un eccesso di
neoplasie cerebrali nei lavoratori statunitensi addetti alla produzione del
cloruro di vinile, riportati nella nostra precedente pubblicazione, non sono
probabilmente correlati con la sostanza chimica (il CVM, ndt).”
Il quotidiano Houston Cronicle commentò così la
ritrattazione e l'uso che se ne fece in seguito da parte degli industriali
chimici.
“Wong non ricevette il
permesso di pubblicare i suoi dati dallo sponsor dello studio, la Chemical
Manufacturers Association, dati che avrebbero potuto essere usati contro
l'industria in procedimenti legali, che avrebbero potuto allarmare i lavoratori
e attirare l'attenzione dei legislatori. La pubblicazione non autorizzata fu
considerata una provocazione dai membri della Chemical Manufacturers
Association e furono necessari mesi per convincere Wong a ritrattare.
Nonostante Wong abbia sempre negato di aver ricevuto pressioni, egli cambiò la
sua storia sul cloruro di vinile, dichiarando che l'apparente eccesso di morti
per neoplasie cerebrali tra i lavoratori poteva essere il risultato di
"errori diagnostici" o di una migliore capacità diagnostica della
malattia nell'industria rispetto alla popolazione generale… Copie della lettera
di ritrattazione di Wong furono distribuite a tutte le industrie chimiche e ai
loro legali. Sono ancora citate dagli avvocati di parte nei casi di tumore cerebrale,
e sono usate per rassicurare gli operai sulla sicurezza e l'innocuità del
cloruro di vinile e del cloruro di polivinile.”
Nel 2000, per la quarta volta, uno studio sponsorizzato
dall'industria sull'epidemiologia del cloruro di vinile osservò un eccesso di
tumori cerebrali fra i lavoratori esposti. Gli autori riportarono un aumento
del tumore cerebrale fra i lavoratori esposti con SMR = 242; IC 95% 100-197,
con una mortalità da tumore cerebrale maggiore negli operari che avevano una più lunga storia lavorativa.
Nonostante questo, gli autori conclusero che "il rischio di mortalità da
tumore cerebrale era minimo, ma la sua correlazione con l'esposizione al
cloruro di vinile rimane dubbia".
Molte delle valutazioni sui regolamenti emanati dall’ U.S.
Environmental Protection Agency (EPA) (l’equivalente del nostro ministero per
l’Ambiente) sono disponibili sul suo database pubblico, l’Integrated Risk Information System
(IRIS), che contiene le dichiarazioni di consenso scientifico sui potenziali
effetti umani sulla salute da contaminanti ambientali. Sebbene non possano
essere considerate come norme di legge standard, le informazioni del database sono spesso utilizzate dai legislatori
federali e statali negli USA e in altre nazioni, in combinazione con i dati di
esposizione, per stabilire gli standard di qualità ambientale e di esposizione
per l'aria, l’acqua, il suolo e gli alimenti.
I funzionari dell'EPA americana accettarono acriticamente un modello di valutazione del rischio cancerogeno preconfezionato dall'industria
Nel 1994, esperti pagati dall'industria chimica iniziarono a lavorare con i funzionari dell’EPA che avevano espresso l'interesse a lavorare con l'industria per sviluppare regolamenti scientificamente validi sul rischio associato al cloruro di vinile. Durante un meeting, gli scienziati sponsorizzati dall'industria presentarono ai funzionari governativi modelli preconfezionati di rischio epidemiologici e farmacocinetici, quest'ultimi disegnati per esprimere quantitativamente la correlazione fra l'esposizione esterna al cloruro di vinile e la dose interna depositata nel fegato; questi modelli consideravano l'assorbimento, la distribuzione, il metabolismo, l'eliminazione del cloruro di vinile e dei suoi metaboliti.
Nonostante sia stato ampiamente dimostrato da documenti
ufficiali che i funzionari governativi statunitensi e gli scienziati
stipendiati dall'industria avessero iniziato la loro collaborazione fin dal
1994, questa collaborazione fu resa pubblica soltanto nel 1996.
Come abbiamo già detto, molto prima del 1994 l'industria
aveva sponsorizzato e promosso modelli farmacocinetici da utilizzare dai
funzionari governativi nella loro valutazione del rischio associato al cloruro
di vinile. Secondo due di questi modelli, il cloruro di vinile doveva essere
considerato da 150 volte a 80 volte meno
potente come cancerogeno rispetto ai valori utilizzati a quel tempo per i
processi decisionali in materia ambientale, implicando che i criteri standard
per l'inquinamento (e la bonifica dei locali contaminati) potevano essere
ridotti in modo significativo.
I funzionari
governativi alla fine scelsero uno di questi modelli, modificandolo in modo
tale che la cancerogenicità del cloruro
di vinile fosse ridotta “solo” di 10 volte rispetto al livello di pericolosità considerato
in precedenza. Sebbene il modello fosse stato sviluppato soltanto per prevedere
il rischio di angiosarcoma epatico, esso fu utilizzato anche per aggiornare al
ribasso il rischio di tutti gli altri cancri del fegato, escludendo tuttavia tutti
i tumori non epatici. Poiché l'esposizione non era stata adeguatamente definita
negli studi epidemiologici, i funzionari governativi decisero di accettare
automaticamente per l’uomo la potenza cancerogena del CVM dedotta dagli studi
compiuti sugli animali.
Il rischio di cancro da CVM adottato dall'EPA può essere utilizzato per stimare solo il rischio di cancro al fegato non per tutti gli altri tipi di cancro
Entrambi i modelli accettati dai funzionari dell’EPA erano
stati progettati dagli scienziati dell’industria soltanto per la valutazione
del rischio di epatocarcinoma da CVM, nonostante la comunità scientifica fosse
già d'accordo che questo composto chimico è un cancerogeno in grado di
provocare tumori in molti altri organi e tessuti, sia negli uomini che negli
animali da esperimento. Per esempio, il cloruro di vinile, somministrato per
via orale o mediante inalazione a topi, ratti e scimmie produsse tumori della
mammella, spingendo i ricercatori ad affermare che "…sembra ragionevole che le prove di un'aumentata
incidenza di tumori mammari causati dal cloruro di vinile debbano essere prese
in considerazione durante i processi
decisionali sulla gestione del rischio relativo alla potenziale esposizione
umana al cloruro di vinile”.
Nel 1999, in una bozza di documento a solo uso interno, i
funzionari dell'EPA proposero di applicare un fattore protettivo di tre volte
per correggere il rischio di induzione di tumori non epatici (in altre parole, ndt, i livelli
“accettabili” avrebbero dovuti essere ridotti di tre volte, cioè divisi per
tre, per garantire un livello maggiore di sicurezza e protezione agli operai). Tuttavia, in una lettera spedita a questi
funzionari, l'industria chimica protestò "che
le prove epidemiologiche disponibili non dimostrano un'associazione fa
esposizione a cloruro di vinile e neoplasie umane, tranne che l'angiosarcoma del fegato.
Pertanto, questo sconsiderato fattore d’incertezza di tre volte introdotto
dall'EPA per tener conto del rischio di possibili tumori indotti in organi
diversi dal fegato può essere eliminato”.
Per paura di non essere considerati abbastanza
accondiscendenti, i funzionari nel loro documento conclusivo eliminarono
completamente il fattore protettivo che avevano in origine incluso. Nella stessa
lettera ai funzionari dell’EPA, l'industria contestò ai funzionari dell’EPA l'affermazione
che "ci sono sufficienti e suggestive prove
epidemiologiche che i tumori cerebrali, il cancro polmonare e le neoplasie del
sistema emolinfopoietico sono associati con l'esposizione al cloruro di vinile"
proponendo di cancellare questa frase dal documento finale”. I
funzionari dell’EPA statunitense abbozzarono ancora una volta, naturalmente.
L'esclusione compiuta dall'EPA della valutazione del rischio
per gli organi diversi dal fegato è sconvolgente. I funzionari dell’EPA
americana si giustificarono adducendo due ordini di motivi: primo, avevano
deciso di sposare l'affermazione di Doll che aveva concluso che le prove per
l'induzione di tumori diversi dall’angiosarcoma epatico sono molto deboli;
secondo, si dissero convinti che, essendo il fegato l'organo più sensibile agli
effetti del CVM, gli standard di sicurezza adottati per il cancro del fegato sarebbero
stati sufficienti a proteggere
adeguatamente dal rischio di cancro in tutti gli altri organi.
Tuttavia, questa visione limitata preclude la possibilità di
sviluppare un sistema di valutazione del rischio standard basato sul rischio neoplastico
globale da esposizione al cloruro di vinile, come richiesto dalle stesse linee
guida governative americane per il calcolo del rischio cancerogeno.
L'accondiscendenza dell'EPA può avere effetti devastanti sulla salute degli esposti al CVM
Modificare al ribasso il rischio per i cancri non epatici ha,
infatti, importanti e devastanti
conseguenze pratiche. Significa, per esempio, che il pubblico e i lavoratori esposti
non sono adeguatamente informati sul rischio per la loro salute derivante
dall'esposizione ai prodotti contenenti cloruro di vinile, durante la
fabbricazione e l'inquinamento ambientale da questa sostanza. Inoltre, i medici
hanno minore probabilità di sospettare un collegamento tra il cloruro di vinile
nei pazienti con cancri non epatici, con la concreta probabilità che la correlazione
causale fra CVM e neoplasie non epatiche non venga colta. Infine, la revisione
al ribasso del rischio dei cancri non epatici
da parte dell’EPA può avere anche importanti conseguenze nei processi intentati
per il risarcimento del danno, poiché le richieste di indennizzo per tumori
siti diversi dal fegato sono in genere facilmente contestabili nei tribunali.
Il regolamento dell’EPA americana prevede la partecipazione
di esperti esterni per produrre documenti scientificamente credibili. Tuttavia,
almeno 7 dei 19 esperti esterni che collaborarono alla definizione del rischio
derivante all’ esposizione al cloruro di vinile erano impiegati o consulenti
dell'industria chimica, quattro erano rappresentanti governativi e nessuno era un
rappresentante di associazioni o di gruppi portatori di pubblico interesse. Questo comitato, pesantemente
condizionato dai rappresentanti degli interessi degli industriali, permise che
fosse considerato valido il concetto secondo il quale i limiti di “sicurezza”
scelti per il cancro del fegato da CVM fossero considerati anche sufficientemente
protettivi per tutti gli altri tipi di cancro. Il comitato respinse la proposta
di introdurre un qualsiasi fattore di correzione protettivo per il rischio di
cancro non epatico e ridusse arbitrariamente di 10 volte il rischio di cancro
da inalazione di cloruro di vinile. In altre parole, grazie alla decisione di questo
comitato, i livelli d’inquinamento permessi potevano aumentare di 10 volte.
Per alcuni dei più diffusi composti chimici e tossici
sottoposi a regolamentazione, sono le industrie a generare la maggior parte dei
dati, che spesso non sono poi pubblicati, dati che sono utilizzati per la
valutazione del rischio cancerogeno da parte dei funzionari governativi. Sfortunatamente,
le capacità e i mezzi delle industrie sottoposte a regolamentazione quasi
sempre superano le molto più modeste capacità e i mezzi del pubblico, delle associazioni di cittadini
e dei gruppi di pubblico interesse di
partecipare attivamente ai processi decisionali.
In un'intervista rilasciata nel 2002, Paul Gilman, a quel
tempo consulente scientifico del direttore dell’EPA, espresse la sua
insoddisfazione per le intromissioni dell'industria nelle decisioni
governative: “..il tempo che impieghiamo a
lavorare con le parti esterne è molto di più rispetto a quello che impiegheremmo
da soli per elaborare previsioni tossicologiche
interne. Ad oggi, questo processo non ha consentito di risparmiare tempo né
risorse come inizialmente sperato”.
Nonostante queste considerazioni deludenti, nell'agosto
2004, l'EPA annunciò dei cambiamenti nel processo di revisione della tossicità
dei pesticidi, revisione che avrebbe consentito un maggiore impegno degli
esperti nominati dall'industria ed una loro maggiore partecipazione
nell'elaborazione delle recensioni scientifiche dell’US-EPA con lo scopo di
ridurre i tempi impiegati dall'agenzia per rivedere i suoi documenti. La
tendenza ad accettare la partecipazione e l'intromissione dell'industria
consente alle corporazioni di difendere meglio i loro interessi e di veder più
facilmente accolte le loro richieste di adozione di limiti più accettabili per
l'esposizione del pubblico ai loro stessi prodotti o ai rifiuti, rendendo
particolarmente oneroso e praticamente impossibile agli scienziati governativi
e al pubblico, di provvedere a un
adeguato controllo.
La fiducia del pubblico è minata ogni qualvolta gli interessi commerciali, e non le valutazioni scientifiche, orientano e modellano le scelte riguardanti la salute pubblica.
---
Commento
Dopo aver letto questo articolo, quanti di voi hanno ancora
fiducia nella veridicità e nella validità delle affermazioni riportate dal
Giornale di Vicenza ( e da altri organi di stampa) e rilasciate da
rappresentanti delle istituzioni sanitarie che ripetono pappagallescamente dati fasulli adottati acriticamente da funzionari americani a loro volta
imbeccati da scienziati al soldo delle multinazionali chimiche?
Se pensate che questo sia un caso isolato vi sbagliate di
grosso. Anche le agenzie governative europee sono pesantemente influenzate da
ricercatori che stanno sul libro paga delle multinazionali. Tanto per stare ad
un altro episodio di contaminazione delle acque potabile che ci riguarda da
vicino, mi riferisco ovviamente alla contaminazione da sostanze
perfluoroalchiliche, è dimostrato che numerosi dirigenti dell’EFSA, sono in
conflitto di interesse avendo avuto finanziamenti e fondi per le loro ricerche
proprio dalle ditte che producono PFOA e PFOS. Ma questa è un’altra storia che
vi racconterò nei prossimi giorni, se avrete la pazienza di seguirmi
---
* Il rapporto standardizzato di mortalità, è il rapporto tra
il numero di casi di morte osservati e il numero di casi attesi; esprime
l’eccesso (SMR maggiore di 1) o il difetto (SMR minore di 1) di mortalità
esistente tra la popolazione osservata e la popolazione presa come riferimento.
Riferimenti bibliografici
1. Sass JB, Castleman
B, Wallinga D. Vinyl Chloride: A Case Study of Data Suppression and
Misrepresentation. Environ Health Perspect. luglio 2005;113(7):809–12.
In questi due allegati troverai alcune ulteriori prove sulla possibile deviazione della ricerca da parte delle corporations..
RispondiEliminahttp://www.iss.it/binary/publ/cont/I_Parte_Rapporto_9722_Compr.pdf
https://www.researchgate.net/publication/5639414_Reanalysis_of_updated_mortality_among_vinyl_and_polyvinyl_chloride_workers_Confirmation_of_historical_evidence_and_new_findings