lunedì 12 agosto 2013

Eccesso di linfomi in provincia di Vicenza? Non è mica una novità….



Lo si potrebbe definire un eccesso storico, l’eccesso di linfomi in provincia di Vicenza stando alle stime del Tumori del Veneto (RTV). Come storica è la  contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche  o PFAA (vedi definizione dei tecnici dell’ARPAV nella loro relazione stilata dopo la campagna di campionamento dei PFAA richiesta dal ministero per l’ambiente), molecole inserite nella liste delle sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo. O come storico è l’inquinamento dell’aria atmosferica da PM10 , attestato sempre dai dati dell’ARPAV che ci dicono come un giorno su tre a Vicenza e dintorni si respiri aria di qualità pessima. Senza che le autorità competenti si siano mai premurate di prendere seri provvedimenti, se non quelli di consigliare di chiudere le porte per evitare che entri il PM10 o di fermare il traffico secondo le norme vigenti.



Che l’incidenza dei linfomi, una varietà di tumori maligni notoriamente correlato con l’inquinamento ambientale, sia superiore in provincia di Vicenza che nelle altre province venete, lo dimostrano inequivocabilmente le pubblicazioni “storiche” del registro RTV, disponibili al pubblico sul sito internet dell’organizzazione http://www.registrotumoriveneto.it/registro/incidenza/inc_ven.php
Per esempio,  la figura 1 riporta graficamente i dati relativi ai linfomi nelle ULS incluse nel RTV per gli anni 2004-2006 (1) e si evidenzia chiaramente come la ULSS6 6 di Vicenza figuri al primo posto  per quanto riguarda i maschi mentre risulta al penultimo posto per quanto riguarda l’incidenza dei linfomi nelle femmine.


Figura 1 - CONFRONTO FRA L'INCIDENZA DEI LINFOMI NELLE ULSS INCLUSE NEL RTV - ANNI 2004-2006




Gli esperti del RTV hanno quindi stimato l’incidenza dei linfomi nelle varie province del Veneto (2). Come si evince dalla figura 2 anche in questo caso la provincia di VI è al primo posto  per l’incidenza dei linfomi nei maschi e al terzo per le femmine. È importante sottolineare che si tratta di tassi “standardizzati” e non di tassi “grezzi”.
 Cosa significa questo? Significa che la standardizzazione (in questo caso per la popolazione europea) riduce l’influenza di eventuali variazioni intervenute (età, sesso, ecc.) nel corso degli anni nella popolazione esaminata rendendo più verosimili le stime.

È di fondamentale importanza precisare che nel caso dei dati riportati in figura 2 si tratta di stime, di elaborazioni effettuate dagli esperti del RTV per l’intera provincia, parte della quale non è stata mai (e non lo è tutt’ora) inserita nel RTV. Non si tratta, in altre parole, di numeri reali, bensì di calcoli, di previsioni che, non si può escludere, potrebbero dimostrarsi errate qualora fossero disponibili i numeri reali.



Figura 2 -Incidenza dei principali tumori stimata per la provincia di Vicenza per il periodo 2004-2006.  La tabella sulla destra riporta i dati relativi alle stime dell’incidenza dei linfomi per lo stesso periodo nelle province venete

Dall’analisi di questi dati si possono trarre conclusioni riguardo le cause della particolare incidenza storica dei linfomi nella provincia di Vicenza? 
La risposta  è NO.
I risultati degli studi epidemiologici come questi cui mi riferisco non possono essere utilizzati tout-court per indicare una o più possibili cause. Per dimostrare l’esistenza di rapporto diretto di causalità fra un evento osservato (in questo caso i linfomi non Hodgkin in provincia di VI) e le possibili cause (contaminazione dell’acqua potabile in alcuni comuni da PFAA e/o inquinamento atmosferico) sono necessari studi molto più complessi e costosi.

Cosa possiamo pertanto concludere da queste brevi note?

Il fatto certo è che l’incidenza dei linfomi è storicamente più elevata nella provincia di Vicenza rispetto alle altre zone del Veneto.
Altrettanto certo è che a Vicenza città l’inquinamento  atmosferico è maggiore che altrove.
L’inquinamento atmosferico è stato associato con un aumento dei linfomi, di altri tipi di tumori e malattie in tutte le regioni dl mondo, quindi è probabile che questa associazione positiva esista anche in provincia di Vicenza.

I dati dell’ARPAV hanno anche recentemente dimostrato che le acque potabili sono storicamente, probabilmente da diversi decenni, inquinate da sostanze perfluoroalchiliche.

Queste sostanze sono state incluse fra le sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo e, in alcuni studi, è stata dimostrata un’aumentata incidenza, anche di due o tre volte, di alcuni tipi di tumori, soprattutto tumori del testicolo, del rene e linfomi, in popolazione che avevano bevuto per decenni acqua contaminata da PFAA (3).
Da uno studio condotto negli USA è emerso che il rischio di cancro al testicolo, per esempio, dopo almeno 10 anni di esposizione all’acqua contaminata, era triplicato nei maschi che avevano le maggiori concentrazioni di PFAA nel loro sangue rispetto ai maschi con i valori più basse (3). Più bassi, non senza PFAA, perché oramai oltre il 99% degli americani (e probabilmente dei cittadini di ogni altra nazione “sviluppata”) ha nel loro sangue quantità più o meno elevate di tali sostanze.

Anche i linfomi, il cancro al rene, dell’ovaio e della prostata erano più frequenti (all’incirca il doppio) nei soggetti con maggiore quantità di PFFA nel sangue  e con esposizione più duratura.

Questo non significa, non mi stancherò mai di ripeterlo, che ad oggi sia stato dimostrato che i PFFA siano sicuramente cancerogeni o dannosi per la salute. Ma poiché nessuno ha finora dimostrato, al contrario, che siano certamente  SICURI e che in modo inoppugnabile non provochino danni alla salute,  per il principio di precauzione sarebbe bene che la popolazione non fosse esposta a tali sostanze né con l’acqua né con gli altri alimenti che rappresentano la principale via d’ esposizione della popolazione generale.

Adesso vi invito ad andare alla figura 3, che riporta il confronto fra i tassi dei principali tumori nell’area coperta dal RTV per i periodi 1990-1993 e 2004-2006. Indovinate un po’ quali tumori sono aumentati di più nel secondo periodo rispetto al primo?




Figura 3 - Confronto fra l'incidenza dei principali tumori nell'area coperta dal RTV nei due periodi indicati
Riferimenti

1.   Confronti in veneto [Internet]. [citato 11 agosto 2013]. Recuperato da: http://www.registrotumoriveneto.it/registro/incidenza/inc_ven.php
3.   Vieira VM, Hoffman K, Shin H-M, Weinberg JM, Webster TF, Fletcher T. Perfluorooctanoic Acid Exposure and Cancer Outcomes in a Contaminated Community: A Geographic Analysis. Environ Health Perspect. marzo 2013;121(3):318–23.

1 commento:

  1. L'aumento nel trend dei tumori prostatici è omogeneo in tutte le ULSS monitorate. Probabilmente è omogeneo in tutta Italia, perchè è dovuto all'introduzione di tecniche diagnostiche più sensibili. Ho guardato i trend sul sito del registro tumori, e non mi pare che ci siano sostanziali differenze tra il vicentino e le altre zone della regione. Certo, mancano le ULSS-4 e 5 all'appello (speriamo pubblichino presto i dati), ovvero le zone più inquinate da PFAA, ma appunto per questa ragione l'analisi che fai in questa pagina appare per me priva di senso...
    Servirebbe una analisi sulle incidenze di tumori specifici nel vicentino, possibilmente stratificando a livello comunale. Questo sarebbe per me il modo più efficace per evidenziare quali zone sono realmente a rischio, e, nel caso fossero le più inquinate da PFAA, rafforzerebbe l'ipotesi di un nesso causale tra PFAA e tumori.
    Giancarlo Pesce

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