venerdì 17 marzo 2017

Se le PFAS colorassero l'acqua di blu ve la darebbero ancora da bere?

Se le PFAS presenti nell'acqua che sgorga dai rubinetti delle case di molti comuni del Veneto colorassero l'acqua di blu, sospenderebbero l'erogazione dell'acqua degli acquedotti?
La domanda sorge spontanea dopo aver letto quanto successo recentemente a Barbona, in provincia di Padova, dove, si legge su Il Mattino di Padova, "..il Centro Veneto Servizi ha sospeso in via cautelativa l'erogazione di acqua per alcune preoccupanti segnalazioni arrivate da famiglie residenti nel capoluogo". 
Pur non sapendo da cosa fosse provocato l'inquinamento, correttamente hanno sospeso il rifornimento di acqua in attesa di chiarire il caso. Quasi sicuramente, come sempre accade in questi casi, le sostanze responsabili saranno definite "innocue" e non pericolose per la salute umana e per l'ambiente".


Il suddetto gestore delle acque fornisce acqua "potabile" contenente PFAS a molti comuni. "La presenza di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) è stata  riscontrata per: Agugliaro, Alonte, Asigliano, Campiglia dei Berici, parte di Megliadino San Fidenzio, Montagnana, parte di Orgiano, Pojana Maggiore, Sarego, parte di Urbana" si legge sul sito di CVS.

Perché il CVS e gli altri gestori delll'acqua non hanno mai sospeso l'erogazione dell'acqua "potabile" condita con PFAS in attesa che si chiarisca (ammesso che ce ne sia bisogno) se queste molecole sono o meno pericolose?
Per loro fortuna, e per la fortuna dei sindaci, di Zaia e di tutti  i politici e amministratori della regione, le PFAS hanno tutte le caratteristiche dei veleni più micidiali: incolori, insapori, inodori e pertanto consentono agli (ir)responsabili della salute umana di continuare tranquillamente ed impunemente ad avvelenare le persone.

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