Nei giorni scorsi, per
l'ennesima volta, organi di stampa locali hanno riportato la notizia
dell'imminente avvio della campagna di biomonitoraggio umano su un campione
rappresentativo (?) di 150 esseri umani prescelti dalla autorità sanitaria per
la determinazione dei PFAS nel loro sangue.
Sperando sempre che sia la
volta buona, a mio modesto parere, questo biomonitoraggio avrebbe potuto già
essere stato effettuato da tempo, rapidamente e senza particolari costi. Per
esempio, gli ottimi esperti epidemiologi a disposizione della regione Veneto,
avrebbero potuto allestire un campione rappresentativo dell'intera popolazione
veneta selezionandolo fra i donatori di sangue, fra le decine di migliaia di
persone di tutte le età che ogni giorno eseguono analisi di laboratorio nelle strutture pubbliche e private della
regione, fra i pazienti ricoverati in
ospedale, fra le donne gravide e i neonati. Semplicemente, chiedendo il
consenso agli interessati ed utilizzando il personale già addetto ai prelievi e
al trattamento dei campioni di sangue nei numerosi laboratori della regione.
Ecco, se ci fosse stata la
volontà politica di ottenere rapidamente le maggiori informazioni possibili
sull'esposizione ai PFAS dei vari gruppi della popolazione, a quest'ora avremmo
già i risultati. Probabilmente spendendo molto meno dei € 450.000 che la
regione ha deciso di devolvere agli esperti dell'Istituto superiore di sanità
per la loro consulenza.
E grazie a tale lauto contributo, voi pensate che agli esperti dell’ISS riusciranno a mantenere la loro
indipendenza di giudizio nell’analizzare i riusltati delle indagini? Chi
garantisce che i risultati siano resi pubblici senza che primi siano passati al
vaglio delle autorità politiche da cui dipendono i dirigenti regionali e che
hanno elargito così tanti soldi?
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