giovedì 4 dicembre 2014

Biomonitoraggio umano e composti perfluoroalchilici: alcuni umili suggerimenti

   Nei giorni scorsi, per l'ennesima volta, organi di stampa locali hanno riportato la notizia dell'imminente avvio della campagna di biomonitoraggio umano su un campione rappresentativo (?) di 150 esseri umani prescelti dalla autorità sanitaria per la determinazione dei PFAS nel loro sangue.


Sperando sempre che sia la volta buona, a mio modesto parere, questo biomonitoraggio avrebbe potuto già essere stato effettuato da tempo, rapidamente e senza particolari costi. Per esempio, gli ottimi esperti epidemiologi a disposizione della regione Veneto, avrebbero potuto allestire un campione rappresentativo dell'intera popolazione veneta selezionandolo fra i donatori di sangue, fra le decine di migliaia di persone di tutte le età che ogni giorno eseguono analisi di laboratorio  nelle strutture pubbliche e private della regione, fra i  pazienti ricoverati in ospedale, fra le donne gravide e i neonati. Semplicemente, chiedendo il consenso agli interessati ed utilizzando il personale già addetto ai prelievi e al trattamento dei campioni di sangue nei numerosi laboratori della regione.
Ecco, se ci fosse stata la volontà politica di ottenere rapidamente le maggiori informazioni possibili sull'esposizione ai PFAS dei vari gruppi della popolazione, a quest'ora avremmo già i risultati. Probabilmente spendendo molto meno dei € 450.000 che la regione ha deciso di devolvere agli esperti dell'Istituto superiore di sanità per la loro consulenza.
E grazie a tale lauto contributo, voi pensate che agli esperti dell’ISS riusciranno a mantenere la loro indipendenza di giudizio nell’analizzare i riusltati delle indagini? Chi garantisce che i risultati siano resi pubblici senza che primi siano passati al vaglio delle autorità politiche da cui dipendono i dirigenti regionali e che hanno elargito  così tanti soldi?

Nessun commento:

Posta un commento