giovedì 29 gennaio 2015

PFAS e EFSA



Perché le autorità sanità locali e regionali in documenti ufficiali si ostinano a considerare idonee per il consumo umano le acque contaminate da PFAS e a richiamarsi sempre ai imiti stabiliti dall’EFSA per quanto riguarda le concentrazioni dei PFAS nelle acque potabili? I limiti dell'EFSA furonoi "smentiti" nel primo parere emesso dalla Loredana Musmeci dell'Istituto Superiore di Sanità nel 2013; infatti, come potete vedere, allora, l’ISS diceva che per prudenza è meglio attenersi ai limiti dell’EPA americana (190 ng/Kg/die), circa 8 volte inferiori a quelli stabiliti dall’EFSA, anche perché, sempre secondo gli esperti dell’ISS, tali valori sono stati calcolati per una situazione di inquinamento da pfas molto simile a quella verificatisi nel vicentino e comuni limitrofi. Stranamente (?), tale giudizio è poi sparito nel secondo parere emesso sempre dalla stessa dottoressa nel gennaio 2014, ed è stato sempre ignorato nelle delibere della regione.
Infine la dose tollerabile (TDI, Tolerable Dose Intake)  si riferisce alla dose giornaliera totale tollerabile, quindi comprende anche la quota di pfoa assunta con gli alimenti,  con l'aria inspirata e forse, anche, attraverso la pelle (esperimenti nei topi hanno dimostrato che i pfas passano attraverso la pelle; pertanto c'è da chiedersi se l'acqua contaminata è davvero innocua quando si fa la doccia o il bagno)

E, allora,  perché l'acqua con concentrazioni di pfas superiori ai limiti di performance (che NON sono limiti compatibili con la salute umana) continua ad essere usata a scopo irriguo e per nutrire gli animali? Forse non sanno gli amministratori locali e regionali e i responsabili della salute che così facendo si perpetua la contaminazione della catena alimentare? Forse non sanno i sindaci e gli amministratori che in Germania l'acqua contenete più di 500 ng/L di PFAS NON può essere somministrata a bambini e donne in gravidanza?

Senza poi considerare che i limit dell'efaa sono stati stabili da un gruppo di esperti, molti dei quali finanziati dalle industrie chimiche, alcune delle quali producono e/o usano PFAS.



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